CRIVELLI E LE MARCHE

POLITTICO DI ASCOLI PICENO

Ascoli Piceno, Cattedrale di S. Emidio.

Il polittico, ripartito in due ordini principali sovrapposti, è diviso in dieci pannelli, oltre agli undici della predella.
Nel pannello centrale la Madonna è seduta su un trono marmoreo col Bambino in grembo che regge una mela; a destra della Vergine S. Emidio al quale la chiesa è dedicata, primo vescovo e patrono della città, in una ricca veste vescovile e S. Paolo; a sinistra della Vergine, S. Giovanni Battista e S. Pietro.
Nel pannello superiore centrale abbiamo la Pietà con le figure dei dolenti strette intorno a Cristo; a destra, S. Giorgio e S. Orsola a mezzobusto, vestiti in eleganti abiti rinascimentali; a sinistra, S. Caterina d'Alessandria e S. Girolamo. La predella, l'unica rimasta integra fra quelle delle opere di Crivelli, è servita da modello per ricostruire alcune predelle disperse in vari musei del mondo. Ha al centro la figura di Cristo benedicente tra dieci Apostoli, colti in diversi e movimentati atteggiamenti.
Il dipinto è un documento di eccezionale importanza per la sua complessità, la sua raffinatezza e per la quantità dei pannelli che lo compongono. Il fatto che ci sia giunto praticamente integro e nella sua sede originaria lo rende un pezzo unico, data la generale dispersione dell'opera di Crivelli. Destinato alla cattedrale di quella che era ormai la sua città, il polittico costituisce la commissione più impegnativa da lui ricevuta fino ad allora in Ascoli. La critica identifica il committente dell'opera nel romano Prospero Caffarelli, vescovo della città dal 1464 al 1500, ma lo storico ascolano Fabiani non ha trovato alcun riscontro documentario e attribuisce al Capitolo della Cattedrale e non alla munificenza del vescovo i lavori svolti nella chiesa sotto il suo episcopato. Posto originariamente sopra gli stalli del coro dietro l'altare maggiore, il dipinto venne collocato dopo il 1850 per meglio conservarlo nella Cappella del Sacramento, terminata nel 1838, dove si trova tuttora. Il dipinto è ben conservato, con la cornice originale quasi intatta. Dopo un tentativo di furto che aveva manomesso la predella è stato restaurato nel 1973.
Nel secolo scorso Ricci e Cantalamessa esaltarono il polittico, considerato invece con sufficienza da Crowe e Cavalcaselle, che ritenevano eccessivamente grottesche le figure della Pietà.
Analogo giudizio negativo fu espresso nel primo '900 da critici quali Rushfort, Venturi e Testi. Bisognerà attendere la mostra di Ancona del 1950 per la rivalutazione dell'opera, oggi considerata centrale nell'evoluzione dell'artista: dalla timida forma degli esordi marchigiani nel Polittico di Massa Fermana, Crivelli passa qui a uno stile maturo che prelude ai preziosismi estenuati della fase tarda. La critica è ormai concorde nel giudicare il polittico un capolavoro in cui Crivelli definisce la sua personalità ed esprime la sua aspirazione a trasfigurare la realtà fino a renderla astratta. Secondo Zampetti l'opera presenta grande coerenza di stile: tutte le parti, decorative e pittoriche, hanno una precisa funzione. I contrasti tra le diverse figure, da quelle in cui il fasto decorativo diventa sfarzo a quelle più dure e scarne, sono risolte in un linguaggio che Zampetti definisce "metafisico", privo di riferimenti alla realtà. Pallucchini ha messo in relazione la Pietà del polittico con quella di Giovanni Bellini, oggi a Brera, ma la commossa umanità di Bellini si trasforma in Crivelli in una visione esasperata, priva di accenni al paesaggio: le figure della Pietà crivellesca vengono fuori dal fondo aureo come scavate nella pietra. In contrasto con la drammaticità della Pietà, la figura della Vergine è serena e distaccata nella sua preziosità. Il precedente di questa Madonna è da cercarsi in quella del Polittico di Porto S. Giorgio,
ma qui Crivelli è più deciso nel rendere la figura in forme modellate con precisione assoluta, con grande apertura ai valori della luce e intensa ricchezza cromatica.
(G.M.)