CRIVELLI E LE MARCHE

TRITTICO DI MONTEFIORE

Montefiore dell'Aso, chiesa di S. Lucia
Nell'ordine superiore
Santo Francescano (tavola, cm 74 x 54);
S. Chiara (tavola, cm 74 x 54);
S. Ludovico di Tolosa (tavola, cm 74 x 54)

Nell'ordine inferiore:
S. Caterina d'Alessandria (tavola cm 174 x 54)
S. Pietro Apostolo (tavola cm 174 x 54)
S. Maria Maddalena (tavola, cm 174 x 54);

TRITTICO DI MONTEFIORE

Montefiore dell'Aso, Chiesa di S. Lucia.

La vicenda del Trittico di Montefiore è anomala: non è un'opera conservatasi integra, come le poche rimaste nelle Marche, non ha seguito completamente il destino di divisione di molte altre, smontate nei singoli pannelli, disperse in seguito a vendite sul mercato antiquario, al collezionismo ottocentesco, o ridotte ad essere prede di guerra come conseguenza del trattato di Tolentino grazie al quale Napoleone poté costituire a Milano, a Brera, una succursale del Louvre. E' un Polittico diventato forzatamente Trittico, forma non prediletta da Crivelli, né dalla committenza del territorio della Marca, il più delle volte Francescani e Domenicani che amavano adornare gli altari delle loro chiese con macchine gotiche simili a "castelli fortificati", "edifici a diversi piani" in cui inserire la costellazione di Santi della grande famiglia francescana o domenicana. Del resto i polittici assomigliano alle facciate verticaleggianti delle loro chiese urbane diventate più spaziose nel passaggio dal romanico al gotico anche per l'esigenza di ospitare un maggior numero di fedeli richiamati dalle prediche appassionate di qualche influente membro di questi Ordini Mendicanti.Il contesto di questo polittico è tutto dedicato all'Ordine francescano; esso proviene infatti dalla chiesa di S. Francesco che costituiva con l'annesso Convento una presenza economicamente e socialmente importante nella Montefiore del Quattrocento. A destra della Madonna col Bambino, sempre in posizione centrale nelle opere crivellesche, vi era S. Francesco; nell'ordine superiore, a mezzobusto, altri rappresentanti del firmamento dell'Osservanza: S. Ludovico da Tolosa, spesso rappresentato con il manto gigliato sopra la tonaca da frate e con una decorazione a rilievo per la mitra, S. Chiara e infine un misterioso personaggio francescano.
L'enigma sull'identità del Santo è stata svelato da alcuni studiosi appassionati e in articolare da padre Silvano Bracci. La tesi è che " l'ignoto francescano del Polittico di Montefiore è il Beato Giovanni Duns Scoto... l'identificazione è provata innanzitutto per esclusione. I Santi francescani canonizzati a tutto il XV secolo erano: Francesco d'Assisi nel 1228, Antonio di Padova nel 1232, Ludovico di Tolosa nel 1317, S. Bernardino da Siena nel 1450, i protomartiri dell'Ordine nel 1481, S. Bonaventura nel 1482".
Analizzando i "segni" distintivi del misterioso Santo non si ravvisa una rispondenza con il consueto lessico di oggetti e immagini utilizzati da Crivelli per connotare con precisione quasi maniacale S. Antonio o S. Bernardino o S. Bonaventura. Crivelli rappresenta S. Antonio "un po' corpulento, col capo scoperto e rasato, sorreggente il giglio e un volume chiuso o aperto... S. Bernardino con il mento sporgente e con il monogramma del nome di Gesù della cui devozione fu propagatore... S. Bonaventura, che all'epoca del dipinto non era stato ancora canonizzato, è caratterizzato dalle insegne episcopali e cardinalizie..."
I rilievi iconografici per identificare i personaggi sono molto importanti per un artista del Quattrocento come Crivelli che eseguiva delle opere per una committenza religiosa; era tenuto a rispettare certi esempi ricorrenti nella rappresentazione dei Santi, così da garantire una precisa e chiara decodificazione da parte dei fedeli e soprattutto una tradizione iconografica che deve significare la sacralità, il messaggio ab aeterno. Il codice comune all'artista, al committente, al pubblico è l'esigenza di una civiltà condivisa circolarmente, per cui spesso i temi delle prediche forgiano un tipo di Santo o addirittura uno stile di rappresentare. Nel caso dell'opera di Crivelli è interessante notare come l'atteggiamento "normalizzatore" della committenza a volte contrasti con l'audacia, magari relegata nei fatti marginali, negli "oggetti" significanti fuori dai canoni, adottata dall'artista. Tornando al tema, i riscontri favorevoli a Duns Scoto sembrano, dunque, più d'uno: "è un frate dai capelli neri, il che dice l'età non avanzata del personaggio, e con il copricapo dottorale in testa che costringe a pensare a un dottore universitario  ed infatti Duns Scoto era detto dottor sottile  ... a questo punto la mente corre verso Giovanni Duns Scoto accolto molto giovane nell'Ordine francescano, dottore a Cambridge, Oxford, Parigi e Colonia, deceduto poco più che quarantenne l'8 novembre 1308". Particolare attenzione merita la cornice lignea dell'arbitrario "trittico" di Montefiore, infatti le colonnine tortili centrali combaciano irregolarmente mentre le colonnine laterali sono interrotte da capitelli: è una delle spie dello smembramento dell'originario polittico a cinque scomparti con predella e di un ricongiungimento giustapposto delle parti tuttora conservate nella chiesa di S. Lucia. Il polittico, nella sua esecuzione originaria, comprendeva, secondo la ricostruzione proposta dalla critica, S. Francesco, Madonna col Bambino nell'ordine inferiore, Cristo morto sorretto da Angeli, un santo a mezzo busto non definitivamente identificato nell'ordine superiore, lo scabellum o predella con il Cristo benedicente e gli Apostoli.
(M.N.C.)